di Beatrice Silenzi

Nathaniel Adams Coles, alias Nat King Cole, è stato un eccezionale pianista e cantante afro-americano jazz.
Nato nel 1917 a Montgomery, in Alabama, scomparso nel 1965 a Santa Monica, è stato emblema della musica: talento straordinario, timbro vocale unico.

Fin dai suoi esordi, si è fatto conoscere grazie alle sue straordinarie doti al pianoforte: stilisticamente vicino a grandi maestri come Teddy Wilson ed Earl Hines, Cole aveva un’incredibile padronanza dello strumento, con un tocco elegante e raffinato che ha reso ogni esecuzione un vero piacere per i numerosi ascoltatori.

Nel 1937, Cole formò un celebre trio, che in breve tempo raggiunse un enorme successo: il mix del suo virtuosismo al pianoforte, insieme al basso di Wesley Prince e alla chitarra di Oscar Moore è riuscito in breve tempo a dar vita ad un suono unico ed accattivante, incarnando il vero spirito del jazz, mescolando elementi di swing, blues e ballate in modo magistrale.

A partire dal 1949, Cole decise di ridurre la sua attività come strumentista e di concentrarsi sulla sua carriera come solista e cantante. E fu proprio così che raggiunse un successo straordinario, grazie ad un timbro vocale particolarmente caldo e avvolgente con cui è riuscito a guadagnarsi la giusta visibilità internazionale.
Le sue interpretazioni erano caratterizzate da una naturalezza disarmante e spaziavano attraverso i generi: jazz, pop, blues e soul.

Brani come “Unforgettable”, “Mona Lisa” e “Nature Boy” sono i suoi classici, mentre la sua voce è diventata una delle più riconoscibili e amate di tutti i tempi.
Ha saputo interpretare ogni canzone con una profonda sensibilità e sincerità, ma è stato anche pioniere nella lotta per l’uguaglianza razziale: uno dei primi afro-americani ad ottenere successo a livello mainstream, aprendo la strada a molti artisti che lo hanno seguito.