di Beatrice Silenzi

Dal periodo classico la sinfonia ha regalato un’opportunità senza eguali per compositori ed orchestrali desiderosi di esprimere la loro maestria e creare opere di straordinaria bellezza e profondità.

Uno dei grandi maestri della sinfonia è Franz Joseph Haydn, autore di oltre cento sinfonie al suo attivo, ne è considerato il padre.
Le sue composizioni spaziano da pezzi brevi e giocosi a opere complesse e profonde, caratterizzate da un uso unico delle diverse famiglie di strumenti dell’orchestra, in un equilibrio perfetto.

Wolfgang Amadeus Mozart, tra i più grandi geni di tutti i tempi, ha lasciato cinquanta sinfonie che spaziano da composizioni luminose, gioiose ad opere più cupe, sperimentali.

Ma è con Ludwig van Beethoven che il genere raggiunge il suo apice: le sue nove sinfonie sono considerate pietre miliari della musica occidentale.
Ognuna è un’opera a sé stante: atmosfera unica e messaggio profondo: dalla maestosità della Terza, conosciuta come “Eroica”, che esprime la lotta dell’individuo contro le avversità.

Famosa la Quinta, con il suo tratto distintivo, nel rappresentare il destino che bussa alla porta. E poi ci sono la gioia e la vitalità espresse della Settima, potente esplorazione delle emozioni umane e di idee filosofiche.

Ma è la Nona di Beethoven che si distingue in modo particolare: oltre, indubbiamente, ad essere una splendida composizione sinfonica, è anche un’opera corale.
Coro e solisti si uniscono all’orchestra per interpretare l’inno alla gioia, alla fratellanza universale e alla grandezza dell’umanità, un messaggio di unità e speranza che continua a emozionare il pubblico ancora oggi.