di Beatrice Silenzi

Cos’è “honky-tonk”?
Il nome si riferisce a uno stile pianistico particolarmente coinvolgente che ha le sue radici nel jazz tradizionale, nel blues strumentale e nel boogie woogie.
Un genere strettamente legato alla cultura delle classi diseredate afroamericane degli anni ’20 e ’30 di New Orleans e Chicago.

L’honky-tonk si sviluppa in un’epoca in cui l’intrattenimento live è un’importante fonte di svago, una fuga dalla dura realtà della vita quotidiana, un’occasione che permette alla gente di ballare, cantare e dimenticare i propri problemi per un po’. 
In questi luoghi affollati, rumorosi e vivaci, la musica ha il compito, dunque, di creare un’atmosfera festosa e coinvolgente.

Il pianoforte diventa l’elemento centrale di questo stile ed i pianisti – figure carismatiche – si esibiscono quasi martellando la tastiera, con grande energia, poiché hanno la necessità di farsi sentire in nel trambusto dei locali malfamati e dei bordelli, ragione per cui il ritmo è incalzante, le improvvisazioni sfrenate, gli accordi sincopati.

Il genere si diffonde così nei locali notturni delle città, diventa un fenomeno popolare tra le classi lavoratrici afroamericane. Artisti come Meade Lux Lewis, Pete Johnson e Albert Ammons diventano famosi proprio come questo genere, simbolo di vitalità e forza delle comunità afroamericane dell’epoca.