di Beatrice Silenzi

 Negli anni Cinquanta, il cinema romantico presenta “La principessa Sissi”, raccontando con – un’affascinante pellicola – la storia di una delle più celebri figure dell’Impero austro-ungarico.

Elena, figlia del granduca di Baviera, è destinata a sposare l’imperatore d’Austria Francesco Giuseppe.

Quando, però, il sovrano incontra Sissi, la sorella minore della promessa sposa, ne rimane profondamente colpito e la scelta di di prenderla in moglie, farà di lei la futura imperatrice d’Austria.

Il film, diretto da Ernst Marischka, si concentra sul rapporto di coppia tra Sissi e Francesco Giuseppe, nell’evoluzione da giovani innamorati a membri di una delle più potenti dinastie d’Europa.

L’interpretazione magistrale di Romy Schneider nel ruolo della principessa ne ha fatto un’icona del cinema mondiale.

“La principessa Sissi” è – per gli austriaci – una religione. Per tutti gli altri, una rivisitazione della storia in chiave fiabesca, ma il risultato è uno zuccheroso film con stupendi paesaggi tra architettura e natura.

Esagerati gli atteggiamenti bambineschi di Sissi, nel desiderio di evidenziare l’indubbio anticonformismo della principessa.

La storia è molto romanzata e all’acqua di rose, perché Elisabetta di Baviera è una sposa – nemmeno troppo felice, anzi destinata a tragica fine – dell’imperatore d’Austria.

Nel film invece Sissi è felicissima di sposare il giovane Franz che la viene a corteggiare sulle montagne bavaresi.

La trama è ridotta al minimo e si limita allo smacco subìto dalla sorella.

Di contro, le scenografie sono sontuose, i costumi elaborati, le riprese contribuiscono a creare il sogno, permettendo al pubblico di immergersi nel mondo di Sissi e della nobiltà imperiale.

Tanto è il successo della pellicola, che ci sono due seguiti: “Sissi – La giovane imperatrice” (Die junge Kaiserin) nel 1956 e “Sissi – Destino di una imperatrice” (Schicksalsjahre einer Kaiserin) nel 1957.