di Beatrice Silenzi

“Il grido” di Michelangelo Antonioni (1957) affronta le tematiche dell’alienazione e della solitudine umana.
Ambientato nella pianura padana, il film segue le vicende di Aldo, uomo abbandonato dalla sua compagna, alla ricerca di nuovi stimoli ed appartenenza ad un mondo che sembra estraneo ed emarginante.

La trama si sviluppa nel viaggio di Aldo attraverso la desolata e asfittica pianura padana e, mentre cerca di superare il dolore della perdita, si imbatte in una serie di personaggi che, come lui, sembrano afflitti da un medesimo senso di alienazione e vuoto interiore.

Attraverso questi incontri e situazioni, Antonioni indaga le dinamiche dell’isolamento sociale e della difficoltà di comunicazione nelle relazioni umane.
La pellicola si distingue per una fotografia in bianco e nero, che cattura in modo straordinario l’atmosfera, tra paesaggi desolati e immagini suggestive che esprimono il disagio esistenziale dei protagonisti e la loro lotta interiore.

Il film si avvale anche di una brillante interpretazione di Steve Cochran nel ruolo di Aldo in cui viene trasmessa, con grande intensità, rendendolo estremamente reale e coinvolgente per lo spettatore: la sua performance sottile e sfumata aggiunge ulteriore profondità alla storia, consentendo al pubblico di immergersi completamente nella spellicola.