di Beatrice Silenzi

Tra il 1955 e il 1962, un movimento musicale noto come “Third Stream” emerse con l’obiettivo di creare una sintesi tra il jazz e la musica europea colta.
In gran parte promosso dal compositore e suonatore di corno Gunther Schuller, si proponeva di superare i confini tradizionali tra i generi musicali per creare un nuovo linguaggio musicale che combinasse le caratteristiche distintive del jazz e della musica colta.

Il termine “Third Stream” fu coniato dallo stesso Schuller per descrivere questa nuova forma di espressione musicale che si trovava al di là del jazz tradizionale e della musica colta. Schuller e altri musicisti pionieri come John Lewis, Jimmy Giuffre e Miles Davis, per citarne alcuni, si dedicarono alle possibilità creative offerte dalla fusione di questi due mondi musicali.
Il Third Stream si proponeva di abbracciare una vasta gamma di elementi musicali provenienti da entrambe le tradizioni.

La struttura formale, l’armonia complessa e l’orchestrazione sofisticata della musica colta si mescolavano con l’improvvisazione, il ritmo sincopato e l’anima del jazz.
Questa fusione di elementi creò un linguaggio musicale unico e sfaccettato che sfidava le aspettative e i confini convenzionali.
Nonostante il Third Stream abbia prodotto alcuni capolavori notevoli, il movimento non riuscì a ottenere un seguito duraturo e si estinse inizialmente.

Negli anni ’70, il pianista Ran Blake rilanciò l’interesse per il Third Stream contribuendo a mantenere vivo il suo spirito innovativo e sperimentale.
L’eredità risiede nella sua audacia nel cercare di superare i confini convenzionali della musica e nella sua ricerca di una sintesi tra generi diversi, gettando le basi per ulteriori esperimenti e sinergie tra il jazz e la musica colta che si sono sviluppati successivamente, un movimento pionieristico che ha cercato di rompere le barriere tra il jazz e la musica colta, aprendo nuove strade per l’innovazione e l’esplorazione musicale.