di Beatrice Silenzi

Steven Spielberg dimostra ancora una volta un talento unico. La prova è in “Incontri ravvicinati del terzo tipo”, siamo nel 1977, anno emblematico per la fantascienza. 

Il giovane Steven, dopo il successo straordinario de “Lo squalo”, si cimenta con un genere completamente diverso, a metà tra fantascienza e family-drama. 
Il risultato è un’opera di rara intelligenza che affronta il tema degli incontri con gli alieni dal punto di vista di un elettricista (Roy) interpretato da Richard Dreyfuss che dovrà fronteggiare una serie di eventi straordinari che cambieranno per sempre la sua vita.

Nonostante il confronto inevitabile con l’enorme successo di “Guerre stellari” di George Lucas (sempre del ’77), Spielberg regala un film in cui persone comuni si trovano a dover gestire qualcosa di straordinario.

Uno dei tratti distintivi di Spielberg come regista è – da sempre – la sua abilità nel creare empatia con i personaggi e coinvolgere il pubblico emotivamente nella storia e lo stesso accade anche in “Incontri ravvicinati del terzo tipo”.

Dreyfuss (Roy Neary) dopo un incontro ravvicinato con gli alieni, inizia a essere ossessionato dal desiderio di scoprire la verità e di comunicare con quegli esseri provenienti da altri mondi.
Gli spettatori si immedesimano nei tormenti , nelle ansie di Roy, vivono con lui un’esperienza straordinaria, proprio attraverso i suoi occhi, condividendo con il personaggio la sete di conoscenza.

Le sequenze degli incontri ravvicinati sono splendidamente realizzate, creando un senso di meraviglia e mistero: l’uso sapiente della luce, della fotografia e degli effetti speciali contribuisce a creare un’atmosfera magica e surreale.

Spielberg è un maestro anche nel giocare con il potere dell’ignoto, mantenendo una sottile ambiguità sulla natura degli alieni e sulle loro intenzioni, lasciando spazio all’interpretazione personale e all’intrigo.

Le tematiche sono profonde, legate all’incontro tra l’uomo e l’ignoto in cui Spielberg indaga la voglia insita in molti esseri umani che hanno di conoscere, di superare i confini della propria esistenza, di scoprire la verità su ciò che è al di là delle nostre esperienze quotidiane.