di Beatrice Silenzi

Siamo negli anni ’60 ed il jazz si trova al centro di un contesto sociale e politico di grande cambiamento.

La comunità afroamericana è fortemente impegnata nella lotta per i propri diritti civili e la musica, il jazz in particolare, diventa uno strumento di critica sociale e di espressione delle rivendicazioni delle minoranze.

Molti artisti si fanno portavoce di questo impegno attraverso le loro composizioni ed esibizioni pubbliche.

Charles Mingus inserisce nei titoli dei brani un esplicito messaggio politico, mentre musicisti come Max Roach dedicano la propria arte alla denuncia delle ingiustizie razziali.

In tutto questo, il movimento che più rappresenta il legame tra musica e impegno politico è il free jazz, genere nato dalla ricerca della libera creatività e dall’abbattimento di ogni convenzione musicale.

Il free jazz, così denominato dal titolo di un album del sassofonista Ornette Coleman, si distingue per l’assenza di regole e strutture predefinite. È basato sull’improvvisazione totale ed ogni strumento ha la stessa importanza di un altro e non esisteono ruoli definiti.

Il risultato è impulsivo, stridente, estremo, nel rappresentare l’espressione musicale di un momento di sperimentazione e ribellione.

Parallelamente a questo movimento di avanguardia, il jazz si trova ad affrontare una divisione nel suo pubblico.

Da un lato, diventa fenomeno d’élite, seguito da una ristretta cerchia di ascoltatori attenti alla complessità musicale, dall’altro, subisce la scelta della maggior parte del mondo giovanile, rivolta alla musica rock, attratta dal suo impatto e dalla sua energia.

Miles Davis cerca di superare questa frattura, reinventando il jazz per renderlo più accessibile alle nuove generazioni.

All’inizio del decennio successivo, Davis vi introduce per la prima volta sonorità elettriche del rock.

I suoi album di questo periodo, come “Bitches Brew”, si caratterizzarono per l’utilizzo di strumenti elettronici e ritmi più marcati, creando un ponte tra il jazz e il rock.

Una sperimentazione che apre nuove strade e contribuisce a mantenere viva l’evoluzione del jazz anche in un contesto musicale dominato dalla cultura rock.