La storia della musica da camera risale al XVIII secolo, quando le classi medie europee cominciarono a sviluppare un’autentica passione per quest’arte ed iniziando ad apprezzarla tanto quanto i nobili.
La musica da camera, così chiamata perché inizialmente veniva eseguita nelle sale delle corti, offriva spettacoli intimi e riservati rispetto a quelli proposti dalle grandi orchestre nei teatri.
Gente della borghesia, desiderosa di suonare e cantare, prendeva lezioni da musicisti esperti.
Questa modalità comprendeva una varietà di generi e formazioni: una delle più comuni e amate ancora oggi è il quartetto d’archi: composto da due violini, una viola e un violoncello, un ensemble che permetteva ai musicisti di esprimersi in modo più intenso e raccolto.
Nei quartetti d’archi, i temi musicali si intrecciano e si alternano tra i vari strumenti, creando un dialogo musicale ricco di sfumature.
Grandi compositori come Haydn e Mozart hanno scritto numerosi quartetti d’archi, che rappresentano oggi capolavori della musica da camera.
Haydn, ad esempio, noto per i suoi “divertimenti” – brani allegri e leggeri – suonava insieme a un gruppo di amici nelle serate con gli amici.
Nei brani da camera, si colgono le sfumature, gli intrecci melodici, i motivi che si sviluppano tra gli strumenti.
Ecco perché la musica da camera si pone in una dimensione più intima, più personale.
È un modo per i musicisti di comunicare tra di loro, in un dialogo musicale intenso, ravvicinato.