“Schindler’s List” è devastante.
Tra le più importanti testimonianze di ciò che è stato l’olocausto al cinema, il film di Steven Spielberg è la prova di questa affermazione.
È il 1993 quando Spielberg – tra i migliori registi di Hollywood – realizza il suo capolavoro più intenso e commovente sul grande schermo, raccontando la vera storia di Oscar Schindler e del suo coraggioso atto di redenzione durante la seconda guerra mondiale.
Siamo in una Polonia occupata dai nazisti, Oscar Schindler (Liam Neeson) è un industriale tedesco avido e opportunista che si ritrova, suo malgrado, testimone degli orrori perpetrati contro gli ebrei.
A differenza di molti altri, decide di agire.
Mettendo a rischio vita e carriera, crea una fabbrica per proteggere e salvare più di millecento ebrei dall’inevitabile e tragico destino dei campi di concentramento.
La grandezza del film risiede intanto nella sua capacità di affrontare un argomento doloroso e sensibile con profonda empatia e umanità.
Spielberg, guidato da una passione e una dedizione straordinarie, ha creato un film tributo al coraggio, alla compassione, alla speranza.
La fotografia in bianco e nero conferisce all’opera immediatezza, mentre ogni immagine è ricca di significato, ogni scena colpisce come un pugno allo stomaco, nel profondo.
La colonna sonora dell’inseparabile John Williams è intensamente emotiva, accompagna le immagini con note che si insinuano nel cuore dello spettatore.
Tutte le interpretazioni sono superbe, straordinarie, riescono a trasmettere complessità.
Ralph Fiennes è indimenticabile nei panni del crudele comandante del campo di concentramento, Amon Goeth.
Analogo discorso vale per Ben Kingsley e Embeth Davidtz, commoventi e autentici.
Il plauso al film è stato unanime e numerosi i premi vinti, tra cui sette Oscar, tra cui miglior film e miglior regia, eppure l’eredità del film va oltre le statuette dorate: quest’opera ha infatti contribuito a preservare la memoria dell’Olocausto e a stimolare un dialogo mondiale sulla responsabilità, la giustizia e la redenzione.
È un monumento cinematografico che testimonia come, in mezzo al male più atroce, la bontà può ancora fiorire.