di Beatrice Silenzi

Negli anni 60 del Novecento, il cinema sentimentale ha raggiunto vette straordinarie, regalando al pubblico alcuni dei film più amati e celebri di tutti i tempi.

Questo decennio ha visto la nascita di opere che spaziavano dalle grandi produzioni hollywoodiane, vincitrici di premi Oscar, ai film più sperimentali e autoriali, offrendo una varietà di stili e approcci alla narrazione del sentimento.

Tra i capolavori che hanno segnato il cinema sentimentale degli anni 60, uno dei titoli che merita di essere menzionato è “L’appartamento” (1960), diretto da Billy Wilder: film che ci porta nella vita di Bud Baxter (interpretato da Jack Lemmon), impiegato ambizioso che, per ottenere successo, concede l’uso del suo appartamento ai suoi superiori come luogo d’incontro per intrighi amorosi e la situazione si complica quando Bud si innamora di una delle donne coinvolte, interpretata da Shirley MacLaine.

“L’appartamento” non è solo un romantico intreccio di relazioni, ma anche una riflessione sulla solitudine e sull’alienazione nell’era moderna e Billy Wilder, regista e co-sceneggiatore del film, affronta il tema dell’amore in modo sottile e profondo, riuscendo a mescolare con abilità commedia e dramma.

La scrittura della pellicola è considerata una delle più brillanti nella storia del cinema, grazie a dialoghi taglienti e a una narrazione ricca di sfumature emotive.
La performance di Jack Lemmon è straordinaria: riesce a trasmettere la fragilità e l’umanità del suo personaggio con grande maestria.

“L’appartamento” è una riflessione sulle dinamiche umane e sulle relazioni che si sviluppano in un contesto frenetico e impersonale delle città e, nonostante siano passati diversi decenni dalla sua uscita, continua a conquistare il pubblico con la sua storia intima e coinvolgente.