di Beatrice Silenzi

Termine gergale statunitense di origine incerta, la parola “jazz” rappresenta e si sviluppa come fusione di diverse influenze musicali e culturali.

Le prime registrazioni risalgono agli anni ’10 del Novecento, realizzate da artisti come il cornettista Buddy Bolden e il pianista Jelly Roll Morton, veri pionieri che mescolavano elementi del ragtime con improvvisazioni e ritmi sincopati, creando un suono nuovo.

Uno dei luoghi simbolo del jazz è New Orleans, città cosmopolita e vivace dove le tradizioni musicali africane e europee si fondono da sempre.

Lo stile si diffonde rapidamente: dai locali notturni ai bordelli di New Orleans, creando un ambiente di grande fermento creativo.

I musicisti si esibiscono in ensemble, suonando strumenti come cornetto, clarinetto, trombone e pianoforte, impegnati in improvvisazioni tra loro.

Nel tempo, il jazz si espande oltre New Orleans, diffondendosi in altre città: Chicago, New York e Kansas City, facendo emergere nuovi stili ed influenze e sottogeneri come Dixieland, swing e bebop.

Artisti del calibro di Louis Armstrong, Duke Ellington, Count Basie e Charlie Parker contribuiscono in modo significativo allo sviluppo e alla popolarità del jazz, tra gli anni ’20 e ’40.

Elemento cruciale è nei musicisti afroamericani e, nonostante il razzismo e la segregazione che affliggono gli States, molti musicisti neri hanno la possibilità di emergere e far conoscere il loro talento.

Il jazz diventa veicolo di espressione e simbolo di lotta per l’uguaglianza e i diritti civili, mentre le influenze culturali e geografiche continuano ad arricchirlo nel corso degli anni.

Ecco che nascono correnti come il jazz latino, il cool, il free jazz e il fusion ed oggi è un genere apprezzato e studiato in tutto il mondo.

Un’arte sofisticata che conserva ancora la sua essenza più vera, amato e ricercato, proposto nei festival, nei concerti e scuole di musica.