di Beatrice Silenzi

L’era dello swing, che si estende approssimativamente tra il 1935 e il 1945, rappresenta un periodo significativo nella storia del jazz.
Durante questo periodo, la musica da ballo raggiunse una popolarità senza precedenti grazie alle trasmissioni radiofoniche ampiamente seguite, che diffondevano una musica estremamente coinvolgente.

L’era dello swing vide la crescita di grandi orchestre come quella di Benny Goodman, Count Basie e Duke Ellington, che svilupparono arrangiamenti complessi e ricercati che letteralmente incantavano il pubblico.
L’immagine del jazz iniziò a migliorare nell’opinione pubblica proprio grazie alla crescente popolarità dello swing: prima di questo periodo, era spesso considerato un genere musicale marginale e associato a comportamenti socialmente discutibili. 

Il gruppo guidato dal pianista Count Basie si concentrava sull’improvvisazione dei solisti, lasciando ampio spazio alle loro espressioni personali. Questo approccio portò alla diffusione della pratica della jam session, in cui i musicisti si riunivano per suonare insieme e mettere alla prova le proprie abilità sfidandosi in lunghe improvvisazioni.
Le jam session garantivano terreno fertile per lo sviluppo di nuove idee musicali, favorendo l’interazione tra i musicisti e incoraggiavano l’originalità dello stile improvvisativo.

In questo contesto, il sassofono emerse come lo strumento principe dell’assolo jazzistico. Grandi solisti come Lester Young e Coleman Hawkins portarono il sassofono a nuovi livelli di espressione e virtuosismo, contribuendo a definire il ruolo di questo strumento nel jazz.
I loro assoli influenzarono in modo significativo il modo in cui il sassofono veniva suonato e percepito nel contesto jazzistico, aprendo la strada a nuove possibilità espressive e a nuove prospettive musicali.
È stato un periodo di grande fermento e innovazione in cui gli strumenti a fiato, in particoilare tromba e sassofono ne hanno definito il suono e l’essenza.