di Beatrice Silenzi

Genere teatrale musicale che ha avuto origine nell’Ottocento, l’operetta si colloca a metà tra il singspiel tedesco ed il vaudeville francese.

Nata tra Parigi e Vienna – suoi principali centri di produzione – l’operetta si è sviluppata in direzioni diverse nei due luoghi, con una tendenza più comica e brillante, caratterizzata da compositori come Hervé, Jacques Offenbach, André Charles Lecocq, in Francia.

Offenbach, in particolare, è considerato uno dei più grandi compositori di operette, con  “Orphée aux enfers” e “La belle Hélène”, ricche di umorismo, di allegria, melodie orecchiabili ed improvvisazioni parlate per un tocco di freschezza e spontaneità.

L’operetta viennese è caratterizzata da una tendenza maggiormente aperta al sentimento e alla danza.
Compositori come Johann Strauss II, Franz von Suppé, Oscar Straus, Emmerich Kálmán e Franz Lehár hanno contribuito a creare lavori particolarmente graditi al pubblico: da “Die Fledermaus” di Strauss a “Die lustige Witwe” di Lehár.

E nel resto d’Europa?

In Spagna, l’operetta è conosciuta come zarzuela chica, caratterizzata da colori vivaci e umorismo arguto. Autori come Federico Chueca e José Valverde hanno portato avanti la loro tradizione in “La Gran Vía” e “La verbena de la Paloma”.

Nel Regno Unito, l’operetta ha preso la forma della musical comedy inglese, tra musica, danza e commedia con Arthur Sullivan e Sydney Jones sono stati alcuni dei compositori più noti, mentre gli spettacoli più celebri sono “H.M.S. Pinafore” e “The Geisha”.

L’Italia, infine, non ha sviluppato una scuola di operetta molto caratteristica, nonostante alcuni felici tentativi da parte di Giuseppe Pietri e Vittorio Ranzato, la concorrenza della rivista ha presto neutralizzato questi sforzi.

L’operetta ha dunque rappresentato un momento di spettacolo assai limitato nel nostro Paese, probabilmente troppo impegnato nell’opera lirica.