di Beatrice Silenzi

David Bowie. Personaggio eclettico, artista a tutto tondo.
Il suo debutto cinematografico avviene con “L’uomo che cadde sulla Terra”.

Il ruolo sembra fatto apposta per lui: un alieno intrappolato sulla Terra.

Diretto dal talentuoso regista Nicolas Roeg, il film (del 1976) esplora le tematiche della dipendenza, dell’alienazione e della fragilità umana, attraverso la storia di Thomas Jerome Newton, un extraterrestre che cerca di salvare il suo pianeta d’origine dalla siccità.

La narrazione del film è visionaria e trasforma l’America degli anni ’70 in un luogo di fantasia in cui il passato, il presente e il futuro si mescolano in modo surreale.

La pellicola si basa sul romanzo di Walter Tevis e Bowie è magistrale nell’interpretare un essere estraneo al mondo terreno, ma che del mondo incamera dipendenze e desideri.

Il regista, noto per la sua narrazione estetica sperimentale, offre una visione unica, allucinatoria, anche grazie al suo stile, Roeg sfida la linearità temporale e spaziale, creando un collage di immagini e scene che si intrecciano nel tempo.