di Beatrice Silenzi

Negli anni ’70, in un’America sconvolta dal post Vietnam e dallo scandalo Watergate si cercava un modo per esorcizzare le proprie paure e tensioni. In quel contesto, Mel Brooks, genio della commedia, portava sul grande schermo una parodia irresistibile dei classici western con “Mezzogiorno e Mezzo di Fuoco”.

Un racconto burlesque rivoluzionario della storia degli Stati Uniti, in cui Brooks, nel 1974, insieme al suo talentuoso cast, scardinava miti e leggende del vecchio West.
Il film viene oggi ricordato come un’opera audace e coraggiosa che sfida le convenzioni del suo tempo e Brooks non si è risparmiato nell’affrontare argomenti delicati e controversi, utilizzando la satira come strumento per mettere in luce pregiudizi ed ingiustizie della società americana.

Il vecchio West dipinto nella pellicola è una distorsione esagerata ma divertente che rivela un mondo pieno di razzisti, rapinatori, idioti e metodisti.
La chiave del successo del film risiede anche nelle eccezionali performance del cast: Cleavon Little interpreta il protagonista, Black Bart, il nuovo sceriffo afroamericano della città di Rock Ridge – in controtendenza con il concetto tradizionale del cowboy bianco eroe – mentre Gene Wilder è il suo fedele compagno, il cowboy ebreo Waco Kid, personaggio altrettanto fuori dagli schemi.

Insieme, questi due antieroi distruggono i miti e le credenze che da sempre hanno caratterizzato l’immaginario americano, dimostrando che il cinema può essere un potente strumento di critica sociale, tant’è che, a cinquant’anni dalla sua uscita, “Mezzogiorno e Mezzo di Fuoco” continua ad essere una delle commedie più esplosive e innovative nella storia del cinema degli anni ’70.