di Beatrice Silenzi

Anni ’70, l’America è sconvolta dai postumi della guerra del Vietnam e dallo scandalo Watergate. Si cerca un modo per esorcizzare paure e tensioni.
In questo contesto, Mel Brooks, genio della commedia, porta sul grande schermo una parodia irresistibile dei classici western. 

“Mezzogiorno e Mezzo di Fuoco” è una sfrenata commedia, un racconto burlesque rivoluzionario della storia degli Stati Uniti, in cui Brooks, insieme al suo talentuoso cast, scardina i miti e le leggende del vecchio West.
Un’opera audace e coraggiosa che sfida le convenzioni e i tabù del suo tempo, mentre Brooks non si risparmia nell’affrontare argomenti delicati e controversi, utilizzando la satira come strumento per mettere in luce pregiudizi ed ingiustizie della società americana.

Il vecchio West dipinto nella pellicola è una distorsione esagerata ma divertente che rivela un universo colmo di razzisti, rapinatori, idioti e metodisti.
La chiave del successo del film risiede nelle eccezionali performance del cast: sfidando così il concetto tradizionale dell’eroe bianco, Cleavon Little interpreta Black Bart – sceriffo afroamericano della città di Rock Ridge.  Gene Wilder suo fedele compagno è il cowboy ebreo Waco Kid, personaggio altrettanto fuori dagli schemi.

Insieme, i due antieroi distruggono miti e credenze che caratterizzano l’immaginario americano, dimostrando che il cinema può essere un potente strumento di critica sociale.
Il film segna il debutto di Richard Pryor come sceneggiatore, il suo coinvolgimento porta profondità e autenticità ai personaggi come il teppista Mongo, interpretato da Alex Karras, altro personaggio fuori dagli schemi. 

A parecchi decenni dalla sua uscita, “Mezzogiorno e Mezzo di Fuoco” continua ad essere una delle commedie più esplosive e innovative nella storia del cinema degli anni ’70 con una grande capacità di scuotere l’immaginario e con il coraggio di sfidare quei pregiudizi che ancora lo rendono adatto al pubblico di oggi.