di Beatrice Silenzi

Nat King Cole è una di quelle voci che attraversano il tempo senza mai perdere il loro splendore.
Cantante e pianista nato a Montgomery in Alabama nel 1919 e cresciuto a Chicago Cole sviluppa fin da giovane una passione per il pianoforte ispirato dai grandi del jazz e del gospel formando il suo primo trio negli anni Trenta e affinando uno stile che lo distinguerà per sempre caratterizzato da un tocco elegante e da una voce calda e vellutata che sembra quasi accarezzare le note

Negli anni Quaranta il Nat King Cole Trio inizia a guadagnare notorietà con un suono che combina jazz swing e blues un equilibrio perfetto tra virtuosismo e intimità che cattura il pubblico e apre la strada al successo della carriera solista di Cole ma è con l’inizio degli anni Cinquanta che la sua voce diventa apprezzata per romanticismo e raffinatezza incidendo brani che diventeranno pietre miliari della musica come “Unforgettable” “Mona Lisa” e “Nature Boy”.

A differenza di molti suoi contemporanei Cole non è solo un interprete straordinario ma anche un innovatore capace di abbattere le barriere razziali in un’America ancora segnata dalla segregazione è il primo artista nero a condurre un proprio show televisivo “The Nat King Cole Show” nel 1956 un traguardo straordinario che però incontra resistenze e difficoltà portando alla chiusura del programma dopo solo un anno a causa della mancanza di sponsor disposti a sostenere uno spettacolo guidato da un afroamericano. 

La sua voce diventa sinonimo di eleganza e raffinatezza ogni sillaba pronunciata è carica di sentimento e profondità come se ogni canzone fosse una storia raccontata sottovoce con un’intensità che avvolge e incanta il suo modo di cantare è unico senza forzature senza eccessi con una naturalezza che sembra quasi sospesa nel tempo creando un’atmosfera di calda intimità che pochi artisti hanno saputo eguagliare.