di Beatrice Silenzi

Siamo negli anni ’70.
Nel 1975, per la precisione, quando Miloš Forman dirige un film, basato sul bestseller di Ken Kesey del 1962, che racconta la storia di Randle McMurphy (Jack Nicholson), piccolo criminale che si fa ricoverare in un ospedale psichiatrico per sfuggire alla prigione.

Il film è “Qualcuno volò sul nido del cuculo” e segna un momento di svolta nella carriera del protagonista, trasformandolo da attore di grande complessità, in una vera e propria icona di Hollywood.

La straordinaria interpretazione di Nicholson, letteralmente fa impazzire il pubblico e gli fa guadagnare un Oscar come miglior attore, l’anno successivo, consolidandone la posizione come una delle star più luminose di Hollywood.

Incarnando l’animo ribelle e irriverente del suo personaggio, Jack Nicholson è il cuore pulsante della pellicola: il suo carisma e la sua intensità magnetica canalizzano l’attenzione dello spettatore in ogni scena. 

Il cast, ovvero gli altri pazienti dell’ospedale psichiatrico, sono interpretati da talentuosi attori come Brad Dourif e Danny DeVito, mentre Louise Fletcher è l’infermiera Ratched, figura autoritaria e spietata che rappresenta l’oppressione e la repressione nel sistema ospedaliero.

La Fletcher riesce in una controparte perfetta, tra freddezza glaciale e manipolazione subdola. Il loro confronto diventa il centro di gravità del film che affronta anche la durezza di altri argomenti: il sistema psichiatrico, l’autorità, la libertà individuale.

Ancora oggi, il film, potente e straordinario, è considerato un classico del cinema e la performance di Nicholson memorabile.
Da vedere.