di Beatrice Silenzi

Scritto da Paddy Chayefsky, “Quinto potere”, di Sidney Lumet (già nel 1976) è un film che rappresenta in modo profetico e spaventoso il mondo dei Media.

In prima battuta la pellicola sembrava essere una satira esilarante, ma col passare degli anni, pubblico e critica si sono resi conto che, quato viene narrato, è una profezia inquietante di ciò che sarebbe diventato il panorama mediatico contemporaneo.

La storia ruota attorno a un conduttore televisivo, interpretato da Peter Finch, che ha una crisi di nervi in diretta e diventa una sorta di “profeta pazzo dell’etere”.
Celebre la sua dichiarazione “Sono incazzato nero e tutto questo non lo accetterò più!” si è trasformata in un simbolo di rabbia e frustrazione .

Faye Dunaway interpreta una spietata dirigente di rete disposta a tutto, persino all’assassinio, pur di ottenere ascolti e successo.

Entrambe le performance attoriali sono state acclamate dalla critica, tanto da valere un Oscar.

Finch è straordinario nel ruolo di conduttore instabile: trasmette furia, rabbia, mentre la Dunaway offre un’interpretazione intensa nel proporre i caratteri di una sociopatia, tipici del personaggio.

Anche gli altri membri del cast, tra cui William Holden, Robert Duvall, Ned Beatty e Beatrice Straight (vincitrice di un Oscar per una singola scena!), sono memorabili.

“Quinto potere” anticipa l’emergere di un giornalismo spettacolarizzato, in cui la verità è sacrificata sull’altare dell’audience e i valori etici vengono calpestati per il successo finanziario.

Un film discusso e attuale, una potente denuncia di un sistema distorto ed un invito a riflettere sulla responsabilità dei Media e sulla necessità di una critica consapevole nei confronti delle informazioni che ci vengono presentate.