di Beatrice Silenzi

Il ragtime è un genere musicale afroamericano che ha fatto la sua comparsa alla fine del XIX secolo negli Stati Uniti.
Conosciuto anche come “tempo a pezzi” o “tempo stracciato”, ha rivoluzionato il panorama musicale grazie ad un ritmo incalzante.

Suonato al pianoforte, il ragtime si basa su un suono costante, eseguito dalla mano sinistra, mentre la destra si adopera in modo agile e sincopato in una combinazione di ritmi complessi e incisivi che creano un prodotto unico e coinvolgente.

I brani di ragtime solitamente seguono una struttura comune: quattro ritornelli da 16 o 32 battute ed un ritornello iniziale che viene ripetuto alla fine del brano, concluso con un accordo brusco.
Questa formula compositiva ben definita ha contribuito a dare al ragtime la sua struttura riconoscibile.

Scott Joplin è considerato il massimo esponente del ragtime: un grande talento e maestria al pianoforte lo hanno reso celebre nel mondo.
Sono di Joplin brani come “The Entertainer” e “Maple Leaf Rag”, classici del genere.
Altri maestri sono James Scott, Tom Turpin, Louis Chauvin e Jelly Roll Morton ed è interessante notare come, proprio quest’iltimo volle introdurre l’improvvisazione nel ragtime, aprendo la strada alla nascita del jazz.

L’influenza sulla musica dell’epoca è stata enorme, in molti si sono ispirati al ragtime: da George Gershwin a Duke Ellington, da Antonín Dvořák a Claude Debussy, da Alfredo Casella a Igor Stravinskij, dagli stati Uniti all’Europa, rappresentando un ponte tra la musica tradizionale africana e le forme occidentali e contribuendo a rompere le barriere culturali e a creare un linguaggio universale attraverso la musica.