di Beatrice Silenzi

Cinema italiano anni ’50.
Pochi film hanno raggiunto l’eleganza e la profondità di “Senso”, diretto dal maestro Luchino Visconti.

Un capolavoro cinematografico, sullo sfondo di una Venezia sospesa alla vigilia della terza guerra di indipendenza italiana.

La storia si dipana nel tormentato amore tra la contessa Livia Serpieri (Alida Valli) e il tenente austriaco Franz Mahler (Farley Granger).

Un film sontuoso e ricco, per riflettere sui primi anni dell’unità d’Italia ed esplorare il tema della politica e della passione individuale in un contesto storico turbolento.

L’opera di Visconti si snoda tra il dramma romantico e la critica sociale, ponendo l’accento sulla dicotomia tra l’individuo e il contesto politico e l’ambito in cui si trova.

La contessa Livia Serpieri è una figura complessa, stretta nella morsa tra amore per Mahler e dovere patrio, mentre la pellicola indugia le sue ansie, evidenziandone il conflitto tra desiderio e responsabilità, tra la passione personale e le aspettative sociali.

Alida Valli è straordinaria nel trasmettere vulnerabilità e, contemporaneamente, forza, mentre il regista utilizza Venezia come sfondo maestoso per la storia, in una cornice visiva spettacolare e romantica.

Alcune riprese, effettuate da Giuseppe Rotunno, già direttore della fotografia di fama e collaboratore di Visconti, colgono l’atmosfera decadente e lussuriosa di Venezia:  bellezza esteriore e violenza nascosta dietro le apparenze.

La regia di Visconti è evocativa, con scene indimenticabili, svolte in ambienti lussuosi, teatrali e spinge ad una attenta riflessione sulla natura umana, mettendo in luce le ambiguità e le contraddizioni dell’individuo in un contesto politico incerto.

Ma solleva anche interrogativi sulla natura dell’amore e sulle sue implicazioni etiche, esplorando il confine sottile tra il desiderio e l’egoismo.

La colonna sonora, infine, composta da Antonino Votto, enfatizza emozioni e intensità delle scene.